Di Annarosaria Meglio DAL LIBRONQUADERNO LE PRIME GRAZIELLE
Mi sono recata a casa della signora Maria Macchiavelli Barone eletta Graziella nel lontano 1950. Lei è molto felice di rispondere alle mie domande e ricordare cosi quegli anni lontani. Aveva allora solo 19 anni e non aveva mai letto il romanzo di Lamartine anche se ne conosceva la storia.
«Fui premiata dal Sindaco di allora, il Professore Antonio Ambrosino. Ricordo ancora l’emozione di quel momento. Essendo io molto timida e riservata mi sentivo impacciata. Ma fu una bella esperienza senz’altro, un esperienza che non dimenticherò più. Quei due giorni rappresentarono per me una grande festa. Dopo che fui eletta mi offrirono un gustoso pranzo, insieme a tutte le altre partecipanti, giù alla Caravella (oggi Conchiglia ndr) sulla spiaggia della Chiaia. Ci divertimmo molto con semplicità e senza strafare».
Raccontaci qualcosa della tua adolescenza?
«Avevo un sogno, continuare dopo le medie gli studi e diventare ostetrica. Mio padre approvò quel mio desiderio ed io toccai il cielo con un dito. Finite le medie a Procida ci recammo a Napoli per l’iscrizione ai corsi. Purtroppo non mi accettarono perché non avevo compiuto il sedicesimo anno di età. Ricordo la delusione forte di quel momento avevamo anche già pagato le tasse scolastiche previste. Allora mio padre disse andrai al Nautico. Ci rimasi molto male, ma poco dopo mi fidanzai e non ci pensai più».
Quali sono i valori che conservi e che vorresti trasmettere ai giovani di oggi?
«Sono valori che ho ricevuto dalla mia famiglia: fare del bene agli altri, essere riservata e sincera. Penso di essere ancora oggi cosi, anche se qualcuno scambia la mia riservatezza per superbia, ma non è cosi: io non mi vanto mai di quello che ho e di quello che faccio. Ho cercato di trasmettere, con l’aiuto di mio marito, questi valori ai miei figli, con la coscienza che solo così si può costruire una famiglia unita e si può portare un po’ di pace intorno a noi. Sono passati molti anni da allora e molte cose sono cambiate nella società».
Se tu volessi dire un’ultima parola ai giovani di oggi, cosa diresti?
«Direi semplicemente di comportarsi bene e con serietà. Sono comportamenti che non passano di moda. Io non approvo sempre certe cose situazioni di oggi. Penso che alcune volte ci vorrebbe un freno. Vorrei che tutti i giovani capissero l’importanza dello studio e di una buona educazione, che per me consiste essenzialmente nell’essere umili e rispettare gli altri».
Ero piccolo ma la ricordo benissimo ora come allora essendo nato all’olmo e quindi a stretto contatto con la famiglia,specie con Benito.Sintesi perfetta di un mondo che era e che dovrebbe essere e che pur a distanza di ben 70 anni sono pianamente attuali e dobrebbero far riflettere le attuali generazioni