L’Italia è un grande paese, ma nessun paese è davvero grande senza una forte, autorevole e affidabile forza politica di destra. Una destra degna erede della grande tradizione liberale della Nazione e del suo irrinunciabile e mai negoziabile patrimonio di valori e di eroi. Una forza incardinata sulla difesa della dignità della persona e dei valori di libertà, uguaglianza e legalità, impegnata nella solidarietà e nella difesa degli ultimi nel nome supremo della comune Patria. Una destra schierata a difesa della famiglia, intesa come presidio dei valori della tradizione e dell’educazione delle nuove generazioni di italiani.
Una forza capace di essere avamposto di onestà e motore dell’efficienza e dello sviluppo del paese. Un paese che reclama il suo ruolo da protagonista nel novero delle democrazie moderne di Occidente e del mondo.
Un compito di tale portata non può che essere prerogativa di grandi interpreti, e uomini grandi hanno segnato il cammino della destra nel solco di questi grandi valori. Uomini che oggi non sembrano affollare l’orizzonte dell’Italia, e nulla lascia ben sperare per l’immediato e meno immediato futuro.
Ad oggi, le sorti del centrodestra italiano sono in mano a formazioni politiche che gli ultimi sondaggi elettorali accreditano di ruoli marginali e che insieme raggiungono a malapena un terzo delle intenzioni di voto. Le ultime rilevazioni di metà aprile vedono La Lega Nord primo partito della coalizione con il 13 per cento del gradimento degli elettori, Forza Italia in caduta verticale con l’11 per cento dei consensi e Fratelli d’Italia accreditato di uno scarno 4 per cento, mentre il Nuovo centrodestra – Unione di centro non sembra nemmeno in grado, a dispetto della visibilità offerta dal governo del paese, di superare la soglia di sbarramento fissata dalla legge elettorale Italicum in via di approvazione definitiva per un prossimo, ma non si sa quanto, esordio.
Un dato tutt’altro che rassicurante, alla luce anche del fatto che prima forza dello schieramento di centrodestra è una formazione politica locale, la Lega Nord di Matteo Salvini: un partito che, a dispetto della conversione sull’altare della Patria del suo leader, sembra ancora incapace di unificare i suoi consensi con quelli dei tanti italiani memori degli strilli e degli strepiti della stagione degli slogan contro l’Italia “terrona”.
Ma a destare sconcerto è l’assenza pressoché totale dal panorama della politica di centrodestra di un leader unificatore capace di fare sintesi, cioè di un candidato premier capace di assommare in maniera convincente su di sé gli orizzonti, gli ideali e le aspettative di chi oggi si riconosce nei valori di un moderno partito conservatore. Un partito cioè capace di interpretare le sfide della modernità da destra, ma anche in grado di presentare sulla scena nazionale una guida capace di contendere il governo dell’Italia a Matteo Renzi. Una guida che in tutti i casi, dovremo scegliere noi elettori con le tanto auspicate e ormai irrinunciabili primarie del centrodestra.
In attesa di un miracolo, che Dio benedica l’Italia. E gli italiani nondimeno