PROCIDA – Nell’approssimarsi delle feste natalizie ancora oggi gli zampognari si mettono in viaggio dall’avellinese per giungere nella nostra isola. Arrivano verso il 28 novembre e vanno in giro delle case per chiedere alle famiglie se vogliono fare la novena dell’Immacolata infatti accompagna i nostri uomini sul mare, guida le mamme, i bambini, i giovani, aiuta i nostri anziani che l’invocano con devozione e fede. Già nella mattina del 29 novembre, si sente per le strade il dolce suono delle zampogne. Ricordo ancora la coppia di zampognari che arrivavano, quando ero piccola, alla Chiaiolella: un uomo molto vecchio con grossi baffi e un cappello nero in testa accompagnato da un giovane nipote. Gli occhi del vecchio erano molto dolci ed esprimevano sincera bontà. Il vecchio suonava e il giovane cantava con cadenza dialettale un’avemaria. Inoltre erano soliti regalare alle famiglie che facevano la novena, un cucchiaio di legno di castagno, costruito con le loro mani nelle sere d’inverno. Nella mia casa d’infanzia ricevere gli zampognari era un momento atteso, al quale ci preparavamo recitando insieme ogni sera il rosario. Mamma poi addobbava un piccolo altare con il quadro della Madonna , una tovaglia bianca ricamata a mano e fiori freschi che noi figlie andavamo a raccogliere nei giardini dei nostri vicini. Poi, sempre dopo aver suonato, il papà offriva ai due uomini un bicchiere di buon vino procidano. Tra l’Immacolata e il Natale gli zampognari facevano ritorno a casa per otto giorni per poi ritornare puntualmente il 15 dicembre e iniziare la novena del Bambino Gesù, che terminava il 23 e non il 24 , perché anche loro volevano festeggiare la vigilia con le loro famiglie. Quel bel suono delle zampogne creava nelle nostre strade un’atmosfera bellissima che ci aiutava a capire che il Natale era vicino. Sono passati molti anni da allora ma ancora li attendiamo con gioia, anche se non portano più il cucchiaio di legno. Dicono che é passato di moda e che non c’é più il tempo per costruirli: lo stress della vita moderna é arrivato anche nelle loro case di montagna . Ma non smettono di tornare nell’isola perché, lo ripetano sempre, si sentono voluti bene dai procidani i quali gli accolgono con grande festa ed entusiasmo.

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