PROCIDA – Stiamo assistendo, con un sentimento misto tra acuta sofferenza e disgusto, alla distruzione e dissoluzione di un patrimonio politico, cioè la sinistra italiana, dentro la quale abbiamo incardinato l’essenza di una buona parte della nostra esistenza. Il luogo, dove visualmente si sta concretizzando tale catastrofe, è il pacchetto televisivo dove dalla mattina a notte fonda gran parte del ceto politico passa le sue giornate di lavoro con il supporto di una fresca generazione di mediocri giornalisti e commentatori, certamente con eccellenti eccezioni. Così, in tale turbinio, si scopre una caccia spietata a chi ha appestato, ha deturpato, ha violentato la verginità, la purezza degli esoterici, utilizzando una terminologia della scuola pitagorica, possessori unici e naturali dell’essenza e dei contenuti della “ecclesia” della “Sinistra”. D’altra parte, sperimentiamo che da quando l’untore, democraticamente con un vasto consenso, è stato eletto segretario del PD, dentro la nostra “polis micaelica” , i seguaci dei suddetti esoterici, essendo i primi attori del partito locale, nel frattempo assurti a classe dirigente del governo isolano, con un alto tasso di ostilità verso l’alieno leader nazionale, hanno ritenuto cosa opportuna e giusta, criptare e oscurare l’unica forza politica territoriale con effetti sempre più devastanti e desolanti di irrilevanza ed isolamento nell’imporre l’agenda dei problemi procidani negli ambiti istituzionali e decisionali. Fatta questa digressione, torniamo al tema iniziale, partendo dal parametro esemplare delle dimissioni di Enzo Bianchi dalla carica di Priore del Monastero di Bose. Bianchi, ripercorrendo Nietzche, con queste parole motiva la decisione: la saggezza più grande dell’uomo è quella di saper tramontare al momento giusto per consentire ai figli di assumere le proprie responsabilità, per sostenere chi viene dopo di noi con lealtà anche se una differenza profonda ci separa. Questo immenso valore testimoniale mette a nudo la grave patologia dell’intera politica italiana: il fallimento dell’eredità, frutto del narcisismo di una elite che non vuole abbandonarsi al dolce amplesso del sole al termine della giornata, con il mare, i monti, il cielo, verso la notte del sonno e del sogno. Anzi i figli, ritenuti ribelli, vengono osteggiati dai padri padroni, sopraffatti dall’ansia della perdita del loro “status” di potere. Caro PD attento, tutto questo può causare la vittoria di questa destra bieca e reazionaria ed allora saranno dolori per il futuro del paese. Nel passato recente già ci ha pensato l’esoterico Bertinotti mandando a casa il governo Prodi, forse il migliore del dopoguerra, con il contributo di alcuni protagonisti che tuttora sono in prima fila a condurre l’ennesimo fatale disfacimento. In tal senso, concordiamo con Massimo Recalcati quando dice che il “giovane gigliato”, giunto sulla scena politica come un soffio vitale in un campo di morte, consapevole degli errori e di alcuni sbagli madornali (rottamazione a mosca cieca, riforma della scuola etc), appropriandosi di una maggiore capacità di ascolto con la scelta di consiglieri che lo educhino all’alto esercizio della critica democratica e dell’autocritica, rimane il figlio giusto per rimettere in movimento tutto quello che segue: i contenuti liberali progressisti, la giustizia sociale, la difesa dei valori del lavoro e della solidarietà, la visione trasformatrice della realtà, la capacità di cambiamento, l’apertura all’incontro, la concezione non statica dell’identità, il non aver paura della contaminazione, attraverso un approccio esistenziale fermentato da curiosità, disponibilità, spirito critico e infine il rifiuto delle concezioni totalizzanti del mito del successo individuale. A tutto questo aggiungiamo, nell’attuale contesto politico mondiale, due elementi sui quali forse la sinistra si gioca il proprio destino immediato e cioè il recupero della essenzialità del rapporto con i giovani e l’alimentare la concreta speranza di costruire una casa europea profondamente rinnovata e solidale per impedire alle forze reazionarie, conservative e populiste di portarci nel buio perenne della notte socio-economica. Postilla finale: la fotografia dell’insieme di illustri esoterici padri padroni della sinistra italiana, con la loro forma espressiva ci hanno ricordato la scena finale del film Amadeus di Milos Forman, in cui “Salieri”, stremato dalla gelosia, dall’invidia e dal rancore verso l’”usurpatore” del suo potere musicale presso la corte imperiale di Vienna, cioè il giovane Mozart, ormai già finito dentro una “fossa comune”, passeggia con la sua sedia gestatoria nel regno della pazzia invitando tutti i mediocri ad unirsi per impedire di essere sopraffatti da altri come lo squinternato genio di Salisburgo. Disperato, Salieri sussurra al prete che acconsente, che la musica di Mozart è guidata da mani divine. Ecco il quadro in cui la sinistra italiana rischia di trovare la sua ultima rappresentazione.

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