Sulla vicenda del sequestro della Savina Caylyn riportiamo questo contributo di Peppino Capobianchi dal suo blog procidaniuse.com
La conclusione – che ci auguriamo ormai vicina della Savina Caylyn – lascerà comunque uno strascico di dubbi e amare considerazioni.
Prima di analizzare tutti gli interrogativi che nascono da questa spinosa vicenda vorrei però fare una doverosa premessa: sono spesso stato accusato di spargere fango dando notizie false e tendenziose nascondendomi dietro il condizionale, dietro i “sembra” e “abbiamo sentito dire”.
A mia discolpa posso dire che in vicende come questa, dove molti dei protagonisti non hanno interesse a lavorare alla luce del sole, le informazioni escono a mezza bocca e con nessuna possibilità di essere controllate.Preferisco dichiarare da subito la provenienza dubbia della notizia lasciando la possibilità di una smentita – smentita che su procidaniuse non abbiamo mai rifiutato a nessuno – dando però materia di meditazione ai lettori piuttosto che cestinare tutto e non dire niente che non provenga da fonte certificata.
Passiamo ai dubbi più cocenti:
- si parla di nuovo di questi maledetti 270 giorni. Stavolta se ne parla a proposito di una clausola assicurativa per cui trascorso tale termine la nave risulta dispersa e l’armatore intasca una cifra da capogiro. La notizia se fosse vera avrebbe un sapore amarissimo di (scusate il termine) presaperculo perchè a questo punto si starebbe facendo melina aspettando il passare dei giorni sulla pelle dei marittimi sequestrati! La domanda è: non è possibile, visto che si parlerebbe di dolo ai danni di italiani su un lembo di territorio nazionale, che lo stato faccia luce sulla vicenda e obblighi l’armatore a rendere pubblici i suoi contratti di assicurazione?
- marittimi procidani che hanno conoscenza di causa esprimono dubbi sulle condizioni di salute dei sequestrati a causa del clima, della dieta e delle malattie endemiche di quelle latitudini: perchè non si è pensato di attivare già da tempo un canale umanitario per far arrivare cibo farmaci e quant’altro possa assicurare ai malcapitati almeno la possibilità di sopravvivere nel migliore dei modi fino alla soluzione della vicenda?
- dopo la manifestazione di Roma, grazie a Luigi Muro , una delegazione è stata ricevuta da Fini che – sembra – ha dichiarato di essere all’oscuro dell’intera vicenda. Com’è possibile? L’onorevole procidano non è forse un membro importante della squadra di Fini? Come mai non si è preoccupato di commentargli prima questa terribile vicenda?
- Nei primi giorni del sequestro, mentre la Savina Caylyn arrivava a destinazione a bordo c’erano solo 5 pirati: Se è vero che l’Italia ha forze speciali tra le migliori del mondo (abbiamo i FOS, i SOOS e i COS – vedi wikipedia) come mai non si è pensato di fare un attacco fulmineo senza dare ai pirati il tempo di organizzarsi e prendere posizione?
- e ancora: come mai tra le navi sequestrate non ci sono unita inglesi nè statunitensi?
Le considerazioni che sono venute fuori in questi giorni di “ribellione” popolare sono ancora più amare:
- Il lavoro del marittimo è un lavoro duro e sembra che li porti ad essere considerati in qualche modo cittadini di serie B.
E’ vero che la professione comporta il fatto di essere segregati su una nave per la durata del contratto e che quindi possono essere considerati (scherzosamente) dei carcerati professionisti (non a caso “galera” era un tipo di imbarcazione) ma questo non deve significare la perdita dei diritti civili! L’impressione comune qui a Procida è che per qualsiasi cittadino italiano, compresi i “legionari privati” si sarebbe fatto di più! - C’è una sottile ipocrisia in tutta la vicenda che nessuno sembra voler risolvere: La CEE vieta espressamente qualsiasi pagamento ai pirati. D’altronde si sa bene che nessuno verrà mai rilasciato senza il pagamento del riscatto per cui tutti i paesi pagano negando di avere mai dato un soldo. Chiaramente a quel punto tutto deve essere fatto dai servizi segreti e da ancora più oscuri mediatori dando agio alle più innominabili e oscure trattative : nel caso dei mediatori si parla addirittura di traffico di armi e rifiuti tossici. Lo so, per principio non si tratta con i sequestratori ma mi pare che all’atto pratico il rimedio sia di gran lunga peggiore del male.
- Questa triste storia getta una luce ancora più sinistra (se mai ce ne fosse bisogno) sulla categoria degli armatori che, fatti salvi pochi casi, risultano avere pochissima considerazione delle persone che lavorano per loro. Quante volte su quest’isola si sono sentite storie di armatori che per il loro tornaconto hanno messo in pericolo la vita dei loro dipendenti! Si vede che la categoria se ne “catafotte”- come dice Camilleri- di quello che pensa l’opinione pubblica!
Forse sarebbe il caso che sulla scia di questa indignazione si facesse qualcosa per difendere i marittimi.
Forse sarebbe il caso che i diretti interessati e gli amministratori si organizzassero per rendere le condizioni di lavoro più umane.
Forse sarebbe il caso di metter in cantiere questa proposta di insieme per procida di fare della nostra isola la promotrice di una associazione di comuni interessati al problema per difendere i marittimi.
Che ne pensano i nostri amministratori?