Procida -Pubblichiamo la risposta ad un articolo del primo giugno relativo alla vicenda del taglio fondi al comitato di gestione della riserva Isola di Vivara con relativo commento del suo presidente Maurizio Marinella e che è stata ripresa anche il Corriere del Mezzoggiorno. Si tratta di una lettera apparsa sul quotidiano La Repubblica Napoli il 12 giugno, a firma dell’avv. Mariano Cascone, presidente del consiglio di amministrazione della fondazione Albano Francescano, ente proprietario dell’isolotto di Vivara.
Anche in un altro articolo de Il Cacciatore del 7 giugno dal titolo :Vivara, come si danneggia un paradiso e ripresa dal nostro blog, si continua a parlare di questa vicenda che sembra non avere fine e a volte ad essere poco chiara. Quind ben venga questa lettera che consente a tutti noi di avere maggiori informazioni e di formarci una nostra opinione in merito, basata esclusivamente su fatti concreti. SONO dall’agosto 2009 presidente del consiglio di amministrazione della fondazione Albano Francescano, ente proprietario dell’isolotto di Vivara. Scrivo in merito all’articolo del primo giugno relativo alla vicenda del taglio fondi al comitato di gestione della riserva Isola di Vivara con relativo commento del suo presidente Maurizio Marinella. Di seguito chiarisco alcuni punti di fondamentale importanza sia per dovere di cronaca che per evitare di esporre il mio ente a problematiche giuridiche.
1. Vivara è proprietà privata di una fondazione di beneficenza e assistenza.
2. Il comitato di gestione è stato istituito nel 2002 quando venne proclamata l’isola riserva naturale statale, e non dagli anni Novanta come detto.
3. Dalla data della sua istituzione il comitato non ha mai gestito l’isolotto e non è mai entrato in funzione, per una serie di problemi burocratici dovuti sia al fatto che l’isola è proprietà privata di un ente che ha scopi di beneficenza e assistenza (ben diversi da quelli meramente naturalistici del comitato) e sia perché in quel tempo era concomitante un contratto di fitto dell’isolotto con la Regione Campania, creando così un equivoco giuridico senza precedenti (istituire una riserva statale su un’area privata e già oggetto di una locazione istituzionale).
4. Tali problemi sono stati risolti solo nel novembre 2009 a iniziativa del sottoscrittoe dell’ente che presiedo, con la redazione di un parere legale che ha chiarito dopo ben 7 anni di assoluta strafottenza da parte di tutti la delicata situazione, con relativa consegna delle chiavi di accesso al comitato che era in inerte attesa dal 2002.
5. Il ponte di collegamento con Procida è regionale e la sua ristrutturazione è pagata dalla Regione, non dal comitato.
6. I sentieri sono in corso di riqualificazione grazie a un finanziamento regionale richiesto dal Comune di Procida, iniziato con ben2 anni di ritardo per clamorosi errori di redazione. Non quindi dal comitato e non per fare trekking.
7. Gli immobili, come tutta l’isola, restano di proprietà dell’ente Albano, non quindi del comitato. Inoltre preciso che siamo ancora in attesa, dal 2002, che il comitato ci fornisca il piano di gestione che ancora a oggi clamorosamente manca, senza il quale la riserva non potrà mai entrare operativamente in funzione. Il comitato si è dotato di una valida struttura fatta di avvocati, tecnici ed esperti a vario titolo, di una bella sede a Napoli e di uffici di rappresentanza, ma ancora non ha prodotto il piano di gestione limitando altresì la proprietà dell’isolotto al perseguimento delle proprie finalità (trarre rendite dal suo patrimonio per accudire i bisognosi di Procida). Ora ci si mette anche il taglio dei fondi da parte del governo; mi chiedo: ma quando il fondo cassa sarà terminato come farà il comitato a onorare i propri impegni e le proprie attività istituzionali tra cui l’antincendio e la vigilanza? Marinella davvero ci rimetterà di tasca sua 150.000 euro l’anno? Non diciamo fesserie. E poi a quel punto chi si occuperebbe dell’antincendio annuale? Chi si occuperebbe dell’ordinaria manutenzione? Insomma, una totale improvvisazione. Inoltre se si leggesse con attenzione il decreto istitutivo ci si renderebbe conto facilmente come il legislatore non abbia inteso fare di Vivara una riserva integrale e meramente contemplativa (e per fortuna, aggiungo io), ma bensì un luogo naturalistico dinamico e fruibile, con annesse attività antropiche a varia natura ammesse e consentite.