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Procida: Nati per leggere e l’importanza delle agorà filosofiche

 Di Michel Romano

PROCIDA – La bellezza della vita è tutta dentro gli eventi che si vivono giorno dopo giorno e così, quando sembra che il contesto in cui si vive sta decadendo verso il buio oltre la siepe, ti trovi, all’improvviso, in modo inaspettato, davanti a qualcosa che produce stupore e meraviglia tale da iniettare energia positiva. Ciò l’ho sperimentato in uno splendido pomeriggio primaverile nel borgo di Chiaiolella quando, alcuni giorni fa, mi sono trovato davanti al cortile di casa un gioioso stuolo di bambini, mamme e eccellenti sensibilità femminili che andavano nel prato verde messo su, in modo meraviglioso, dal comandante-contadino Attilio. Ebbene ho appreso che, davanti anche agli allarmanti dati sull’analfabetismo di ritorno prodotti dal più autorevole linguista italiano, Tullio De Marco, sia su quello strumentale (totale incapacità di decifrare uno scritto) che funzionale (incapacità di passare dalla decifrazione e faticosa lettura alla comprensione di un testo anche semplice) hanno intrapreso una perspicace iniziativa di prevenzione, investendo sulla prima infanzia, chiamata “Nati per leggere”.

L’esercizio della lettera in età precoce, infatti, produce effetti benefici sullo sviluppo cognitivo, linguistico, relazionale, emotivo e, a lungo termine, nell’età adulta, tanto da produrre un vissuto sociale consapevole, responsabile e condiviso, fattore totalmente scomparso nell’attuale momento storico che vive la comunità procidana, sia come istituzione che come singoli.

Ma, ciò che rende geniale e originale tale percorso altamente educativo è l’utilizzo di luoghi all’aperto in piena sintonia con coloro che hanno costituito l’origine della civiltà e della cultura occidentale. E qui il pensiero corre alle prime scuole di filosofie in Grecia come quella di Mileto che con Talete, Anassimandro e Anassimene e i loro allievi sdraiati in riva al mare cercavano il principio da cui sorge ogni cosa. Così chi la cercava nell’acqua, chi nell’aria, chi nell’apeiron (punto indefinito del cosmo). Le medesime modalità si esplicavano ad Efeso, con il divenire e il fuoco eracliteo, ad Ascea (l’antica Elea), nel Cilento, dove Parmenide passeggiando con i suoi discepoli nei viali della “polis” discuteva su ciò che si fonda l’essere e il non essere. Per giungere a colui che ha reso la piazza (agorà) con la propria circolarità e solarità come sede naturale e propulsiva dell’educare l’uomo a conoscere se stesso e a riconciliarsi con gli altri, cioè Socrate tante da buttare le premesse e le basi per cui Atene, con Pericle, da inizio all’espressione più alta e nobile della forma di governo: la democrazia.

Oggi, purtroppo, la costruzione di muri sta lì a dimostrare che il soffio vitale democratico e solidale è alquanto affievolito e tale stato precario della società si può percepire anche nella nostra piccola comunità isolana. A tal fine, per non essere avviluppati nel cuore delle tenebre dell’ignoranza, della fatalità, della discriminazione, dell’uomo lupo all’altro uomo, suggerirei con una certa urgenza di rimettere in movimento le agorà filosofiche dove ci si appropri della consapevolezza di riprendere il cammino del destino comune.

Comunque un grazie a queste splendide figliole che con “Nati per leggere” hanno riacceso una piccola particella della fiaccola della speranza per un futuro migliore.

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