culto

La Settimana santa con i sui riti della tradizione

di Giacomo Retaggio
PROCIDA – La “Settimana santa” è un contenitore di riti, usanze, tradizioni che, anche se comuni ad altre zone del paese, a Procida assumono un carattere particolare. Basti pensare al Giovedi santo ed al Venerdì santo. Il primo, per sua natura, è una sorta di preludio al secondo e non solo liturgicamente, ma anche emozionalmente perché prepara l’animo al dramma della morte di Cristo che avrà il suo epilogo nel venerdì successivo. Il Giovedì santo è il giorno “Degli Apostoli”. Liturgicamente è sicuramente uno dei giorni più importanti per la cristianità perché celebra l’istituzione dell’Eucaristia. Momento fondamentale della liturgia: “misterium fidei”, “mistero della Fede”. Il Giovedì santo procidano si connota da secoli con il corteo degli Apostoli. E’ questo una funzione di una suggestione unica. Appannaggio da sempre della congrega dei Bianchi, quella fondata nel ‘500 dal cardinale D’Avalos, sotto il titolo del Sacramento, vede sfilare dodici confratelli incappucciati con una grande croce nera su una spalla, in rigoroso silenzio, nel buio della sera, per le stradine dell’isola. Entrano nelle varie chiese portando il loro omaggio a Gesù Sacramentato, rinchiuso nel cosiddetto “Sepolcro”, con il canto del “Vi adoro…”Ascoltare questo canto, che esce dalle gole di questi uomini semplici, è uno dei momenti più toccanti della cerimonia. Il massimo della suggestione si ha quando il canto si leva verso il Crocefisso del porto: quì le voci si levano verso il cielo aperto e si sperdono verso il mare. Nel buio della sera primaverile si ha la sensazione che la vita si fermi. Magia della Pasqua procidana! Il corteo degli Apostoli inizia dopo la “messa in coena Domini”e dopo la cena vera e propria che questi confratelli praticano a ricordo dell’ultima di Gesù nel cenacolo. Oggi queste cerimonie si svolgono tutte di sera , dall’inbrunire in poi, ma un tempo non era così. Fino al 1958 la “cena” si teneva poco dopo mezzogiorno e solo nella chiesa di San Michele. Gli Apostoli uscivano verso le due del pomeriggio a attraversavano tutta Procida entrando in tutte le chiese. Giungevano alla fine nella chiesa di Madonna delle Grazie ove aspettavano il “Cristo” che saliva dalla congrega dei Turchini. Quindi la statua del Cristo morto saliva a Terra Murata la sera del giovedì per trovarsi pronta la mattina del venerdì successivo. Gli Apostoli si posizionavano sei per lato e scortavano il Cristo fino alla chiesa di San Michele. Era tutto un susseguirsi di cerimonie molto belle e suggestive. Nel ’58, però, Papa Pio XII con un suo “Breve” decise che le funzioni si dovevano spostare alla sera per rispettare la verità storica. Difatti è contro la realta della storia che l’ultima cena si effettui a mezzogiorno. Naturalmente con il cambio degli orari si alterò tutta la procedura. Perciò il Cristo oggi sale a Terra Murata il venerdì mattina e non più il giovedì sera precedente. Un’altra trasformazione del rito degli Apostoli è che la cerimonia non si svolge più solo a Terra Murata, ma in ciascuna chiesa dell’isola. Ecco perché , ad esempio, in tutte le chiese si pratica la “lavanda dei piedi”. Per fortuna la “cena” degli Apostoli si tiene in un posto centrale dell’isola, l’ex chiesa di San Giacomo. Il fatto positivo è che partecipa molta gente, ansiosa e pronta a raccogliere il pane benedetto lanciato dagli Apostoli. E’ veramente un'”Agape” comunitaria! E si mantiene intatto, nonostante cambino le regole e la visione del mondo, il fascino della Settimana santa procidana.

Guglielmo Taliercio

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