racconti

La pandemia della vendetta

Di Michele Romano

Nel momento in cui ci sono i vaccini, che con sofferta attesa aspettiamo di ricevere, per abbattere il coronavirus, un’altra pandemia sta infestando il nostro Paese, l’impulso primitivo della vendetta.

Quello che Euripide descrive così: “è dolce vedere il proprio nemico morire e pagare alla giustizia tutto quello che le è dovuto” esprime la pericolosità del desiderio di vendetta, principalmente quando è vissuto da individui oppressi dalla rabbia, dall’invidia, dal rancore, impregnati di terribili pregiudizi.

Il picco più alto di questo funesto virus, oltre che su i social, si riscontra nei settori della politica, dell’informazione e della comunicazione, nel silenzio di tutte le altre agenzie educative.

Perché proprio dove si costruiscono le linee guida della civiltà?

Probabilmente è venuto meno un pensiero, una linea guida di carattere socio-politico ed economico, una visione della società, una concezione della democrazia e dell’universo, annientando tutto dentro una vuota ed esaltata autoreferenzialità.

Tale virus aleggia su ogni luogo.

Lo sperimentiamo nella piccola e deliziosa comunità in cui viviamo con una stucchevole guerriglia tra Orazi e Curiazi in cui le problematiche del territorio non vengono affrontate per essere risolte ma come clave da lanciarsi per affondare in un torbido nichilismo reciproco.

Lo notiamo in un determinato linguaggio politico verso coloro che dovrebbero essere compagni di viaggio utilizzando parole come “disgusto sprezzante”, “tossico”, “cancerogeno” che conducono ad un’odiosa discriminazione quasi razzista.

Per non parlare di specifiche strutture televisive dove si giunge al punto di intimare a qualcuno di lasciare la funzione pubblica che svolge se non vuole che continui ad essere ferocemente perseguitato.

Certamente l’emblema mostruoso della vendetta rimane la violenza sulle donne. Infatti, seguendo i dati da inizio anno, si constata che il femminicidio avanza nella sua allucinante e crudele marcia espansiva.

Si potrebbe continuare con una miriade di altri esempi degenerativi.

Dove individuare un antidoto per fermare una così pericolosa e violenta ondata?

Forse in chi aveva una valida ragione per vendicarsi: Nelson Mandela.

Perché? Con un esempio straordinario se ne astiene, seguendo un antico proverbio che recita “non esiste vendetta più onorevole di quella non realizzata”.

Cosa vuole indicare? Che il sopportare esprime un’alta nobiltà spirituale che aspira a qualcosa di più grandioso di una miserabile soddisfazione. Come godere la pace, costruire un futuro che sbarri la strada alla spirale di odio che sta avvelenando la nostra esistenza.

Per attuare ciò occorre una massiccia quantità del vaccino “magnanimità”, parola sublime che deriva dal latino MAGNA ANIMA (anima grande), ingrediente principale per rendere l’universo umano un luogo migliore, ben attrezzato a tener lontano da sé la furia distruttiva della vendetta.

Guglielmo Taliercio

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