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La Chiesa di Procida a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II

di Francesco Marino

L’11 Ottobre 1962 Giovanni XXIII apre il Concilio Vaticano II e pronuncia il “Discorso della Luna” in P.zza San. Pietro illuminata dalle fiaccole. La Diocesi di Napoli era retta dal Cardinale Castaldo (5.8.66).

Papa Giovanni disse: “Cari figlioli sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero.” Insomma Giovanni XXIII chiama a raccolta la CHIESA per capire il Mondo ed il cambiamento sociale.

Ma, quella dell’11 Ottobre 1962 è una sera speciale e il “Papa Buono”, dopo aver parlato alla Luna, lascia ai fedeli una frase destinata a restare nella memoria di tutti: “Tornando a casa troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite questa è la carezza del Papa.” Il Concilio durerà tre anni, quattro sessioni, 2.500 Vescovi, quattro Costituzioni, nove Decreti e Papa Giovanni XXIII non vedrà la sua fine, anche se acquista egualmente valore decisivo per il futuro della Chiesa di Roma, e non solo.

Sull’isola di Procida come fu accolto il Concilio? Non mancarono sorprese nell’incartapecorito clero: alcuni reverendissimi esponenti come Fasanaro, Florentino e Di Liello, si chiusero in un muto silenzio ed obbedirono (dissentendo e tacendo). A Chiaiolella, il giovane parroco Don Michele Ambrosino, gioì. Ex professore del liceo “Genovesi” di Napoli, Don Michele aveva iniziato a coltivare nella sua “grancia” il seme del rinnovamento. Prete all’avanguardia guardava al futuro e quel seme, negli anni successivi, produrrà una schiera di giovani sacerdoti che sciameranno nelle chiese dell’isola e in alcune parrocchie di Napoli ad alto rischio camorra. Egli morì annunciando il Vangelo mentre un altro parroco, don Michele Auturo, si affermò e nei sette anni del suo apostolato a Procida conquistò tanti e tanti giovani.

Improvvisamente, seguendo le metodiche anti Mazzorali e don Milani, fu allontanato dal Cardinale Crescenzio Sepe, attuale mediatico Arcivescovo di Napoli. Intorno a don Michele tante iniziative vennero attivate, per esempio le chiese di vennero restaurate, ma non tutti raccolsero il senso del Vaticano II. Così proliferarono gruppi (qualcuno preferisce chiamarle sette) che si allontanarono dai dettati dei loro fondatori causando non pochi disastri, a partire dalla confessione che divenne ed è un optional, il matrimonio non è più indivisibile, le feste sono botti e quant’altro.

Insomma la famigerata Curia mise, piano piano, le mani sulle parrocchie procidane prova ne sono il Pio Monte dei Marinai, commissariato in eterno, e le famose Congreghe piccoli centri di potere.

Certo convegni e corsi biblici aumentano a dismisura ma: i risultati? Un ateismo strisciante è sotto gli occhi di tutti, aumento delle separazioni coniugali con intere famiglie che vivono il dramma della mancata comunione.

Questi i fatti ed è inutile mettere il capo sotto la cenere. Il Cardinale Martini aveva compreso queste storture ed aveva suggerito un terzo Concilio per correggere quanto di lacunoso era emerso nel corso degli anni. Ma, a Roma, non hanno voluto.

Anche nella Chiesa di Procida ci vorrebbe un piccolo Concilio che fosse aperto non ai soliti cerimonieri. Un credente che ha fede ha un dono in più. Noi abbiamo fede e siamo sicuri che passata la tempesta le idee di Don Rassello e Don Michele trionferanno

Questo post è stato modificato l'ultima volta il 13 Ottobre 2012 12:39

Guglielmo Taliercio

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  • Dopo la frase "Prete all’avanguardia guardava al futuro e quel seme, negli anni successivi, produrrà una schiera di giovani sacerdoti che sciameranno nelle chiese dell’isola e in alcune parrocchie di Napoli ad alto rischio camorra." è stata mancata la seguente frase: "Fra questi Don Giuseppe Rassello eliminato con una accusa infamante con la complicità della camorra." Mi scuso per l'accaduto.

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Guglielmo Taliercio

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