di Giuseppe Ambrosino di Bruttopilo
Una cucina così non l’aveva mai vista. Piatti sporchi, bottiglie semivuote, bicchieri rovesciati, un disordine indescrivibile dappertutto. Dal cestino dei rifiuti, stracolmo, tra i tanti fazzolettini di carta, appallottolati, spuntava addirittura un preservativo.
Appena varcato l’uscio, il dottor Pietro, medico stimato e uomo di sani principi, rimase allibito. Si girò verso la moglie, che gli era accanto per la colazione, e la fissò con uno sguardo severo e sospettoso.
– Io quel “coso” non l’ho mai usato- voleva gridarle. Tuttavia le parole gli rimasero inespresse tra le labbra serrate, che mal celavano l’intimo disgusto.
-Pazienza, -si sfogò la moglie, pensando che il tacito rimprovero del marito si riferisse al disordine – Pazienza ci vuole con i figli di oggi. Guarda Marina come ha lasciato la cucina dopo la cena col suo collega infermiere.
Comunque non ti preoccupare! – concluse per rassicurarlo – Dopo, pulisco io, tutto per bene! –
– Marina, con un collega infermiere !, E secondo te, non dovrei preoccuparmi! – esclamò il marito – E quello?– aggiunse indicandole il “coso”, che emergeva dal cestino – quello non ti preoccupa?-
La moglie, poverina, questa volta finalmente capì. Restò senza parole.
-Ma Marina si rende conto che ha un fidanzato che “sbatte” sull’acqua salata –insistette, l’uomo, facendo la voce grossa – e lei si diverte con un collega! Guarda che mondo mi tocca vedere!
-E che ne so! Quel “coso”, chi lo sa, sarà capitato lì per caso, Forse loro, inconsapevolmente, avranno aggiunto i rifiuti dell’ospedale ai rifiuti di casa. Boh!– cercò di dissimulare la moglie – Io non penso che loro…Loro sono soltanto buoni amici.
–Buoni amici! Quanto sei ingenua! ! Da come si è comportato, l’”amico”, sarà sicuramente un mascalzone! A chi “appartiene”?
-Suvvia, ora non farne una tragedia. E’ figlio a Francesca, la cuoca. La conosci? Lui è tanto un bravo ragazzo. A Marina, le scrive addirittura poesie su facebook. –
– “Fess bucco” o non “fess bucco”, con quello (e le indicò di nuovo l’oggetto incriminato) non si scrivono poesie!-
– Tu non capisci, perché hai un cuore arido – ribatté la consorte – Tu non potrai mai scrivere poesie! –
Il povero uomo, a questo punto, si rassegnò a non ribattere, perché si rese conto che la giornata per lui sarebbe cominciata male.
Avrebbe voluto risponderle intanto, che le poesie anche lui le sapesse scrivere. E che Francesca la conoscesse bene, anzi molto bene. Proprio a lei, in gioventù, ne aveva scritto un sacco, di poesie. Ma per quieto vivere, preferì tacere e conservare soltanto per sé quei dolci ricordi.
Intanto il suo pensiero corse indietro nel tempo, proprio al primo incontro con Francesca.
Avvenne tanti anni fa, agli inizi di marzo, nella piazzetta antistante la chiesa di San Giacomo. Era un pomeriggio. La strada deserta era allietata dai primi tepori di primavera. Lui proveniva dal porto, lei gli apparve all’improvviso dalla parte opposta. I loro sguardi si incrociarono proprio di fronte alla Chiesa, dove la strada presentava una curva molto brusca. Fu una sorpresa per entrambi. Lei, una ragazza bellissima, ricca di fascino, a lui piacque subito. Ed anche lui fece colpo su di lei.
Entrambi rimasero come affatturati. Soltanto dopo minuti di smarrimento, si parlarono ed ebbero modo di fare reciproca conoscenza. Lui si presentò come uno studente in Medicina, che veniva, quasi tutti i pomeriggi, a far pratica operatoria nel piccolo ospedale Francescano. Lei a sua volta gli rivelò che lavorava in cucina, guarda caso, proprio nell’albergo di fronte. E ora stava proprio tornando dal lavoro.
Da quel giorno il giovane studente cercò di far coincidere il suo ingresso in ospedale con l’ uscita, dall’albergo, della ragazza. Così, in maniera spontanea, come tutto avvenisse per caso.
Gli incontri divennero ben presto una consuetudine ed ogni volta, i due giovani si attardavano, proprio sotto l’arco d’ingresso dell’ospedale. Ad eccezione della domenica quando lei non lavorava per andare a pranzo dalla suocera. Sì, dalla suocera, in quanto lei era fidanzata ufficialmente con un capitano, che ”sbatteva” sull’acqua salata al golfo Persico. Ma questo per lo studente non costituiva un problema. E forse anche per lei. Dal momento che negli incontri fossero soltanto le relative anime a comunicare tra loro.
Un giorno però, era una bellissima giornata di giugno invece di sostare al solito posto, lei lo attirò nel vicoletto che porta verso il mare. Il giovane interpretò il gesto come un invito ad una completa comunione di anima e di corpi.
Invece anche questa volta fu solo l’anima di lei a parlare.
-Vedi -gli disse Francesca – . Io credo che ognuno di noi abbia un destino. Ti ricordi, il nostro primo incontro. Prima di allora, tu non conoscevi me, ed io non conoscevi te. Poi le nostre anime si sono fuse. Ed abbiamo dimenticato man mano gli altri, quelli che continuavano a transitare sulla strada. La strada, la nostra vita. Io avevo lasciato indietro qualcuno, che oggi mi ha raggiunto di nuovo. –
E gli raccontò come la sera prima avesse avuto un incontro drammatico col fidanzato, che era appena tornato a casa gravemente ustionato, dopo che la petroliera, sulla quale era imbarcato, era andata in fiamme.
-Oggi sento il dovere di stare vicino a lui. – gli disse con voce strozzata. – Anzi, poiché il suo caso è grave, io ho deciso addirittura di sposarlo. La mia è una decisione sofferta, lo so, perché nonostante io sia innamorata di te, ritengo più giusto che ritorni da lui. Addio. Questa è l’ultima volta che ci vediamo. -.
Lui tentò di abbracciarla, di trattenerla, ma lei piangendo, si divincolò, e di corsa ritornò sulla strada, sulla sua strada.
Quante volte nella vita, il dottor Pietro, pensò a quell’addio, così deciso e sofferto da parte di lei, e così inaspettato e sconvolgente, per lui.
Lui, non si era mai rassegnato a quella scelta. Pur considerandola una scelta onesta, la subì come una scelta ingiusta, anche se di Francesca avesse conservato, per sempre, un dolce ricordo.
Oggi chissà per quale strano meccanismo della mente, pur preoccupandosi assai per Marina, sua figlia, il dispiacere sembrava attenuarsi dopo che la moglie gli ebbe rivelato a chi ”appartenesse” quel giovane infermiere. Per il solo motivo che fosse figlio a Francesca, lui non poteva più considerarlo un “mascalzone”? Dette colpa al destino, anche se lui al destino non aveva mai creduto!
E dopo aver inzuppato ben bene un biscotto nel caffelatte fumante, il dottor Pietro, lo portò alla bocca, atteggiando la sua faccia ad una totale indifferenza.