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Il Razzismo: male inguaribile?

di Michele Romano

Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti e in altre parti del Mondo riporta, in modo dirompente, sul palcoscenico della società contemporanea una questione, senza soluzione, quella razziale dopo un periodo, apparentemente, dormiente.
La società italiana non è immune da tale patologia anzi, sotto alcuni aspetti, è più subdola, nascosta, impregnata di ipocrisia moralistica. In tal senso riportiamo il siparietto sui social di punture sprezzanti, tra battute e lazzi, di amici buontemponi e ilari delle grancie dell’amato scoglio procidano in una gara a chi si senta portatore di una fantomatica “Razza Pura”.
Dopo questo inciso vediamo come il concetto di “razza” è una pura invenzione, senza alcuna base genetico-biologica, con il quale si vuole azzerare, terribilmente, il dato certo che gli esseri umani sono tutti strettamente imparentati. Si arriva così all’aberrante assurdità di dividere la specie umana in tre categorie: caucasiche (definita “razza pura”), negroidi e mongoloidi (definite “razze infime”).
Fasulla perché tutti gli indicatori scientifici stabiliscono che le diversità fisiche osservate sugli esseri umani deriva esclusivamente dagli accidenti geografici, dal clima e dall’isolamento in cui le popolazioni vengono a trovarsi durante i grandi flussi migratori. Per cui esistono soltanto individui con sfumature e tipi di pelle diverse, tutti riconducibili all’unica specie Umana.
In supporto di questa tesi ritroviamo una fonte insospettabile, Adolf Hitler, che con il suo tono cinico e crudele pronuncia tali parole:
“So benissimo che in senso scientifico non esiste nulla che corrisponde alla “Razza” ma come politico ho bisogno di un concetto che mi consenta di abolire l’ordine finora esistito su basi storiche e di proporne uno completamente nuovo e antistorico al quale dare una base intellettuale. A questo scopo il concetto di “Razze” mi è utilissimo per diffondere la rivoluzione del Nazional Socialismo e cambiare il volto del mondo”.
Sulla scia di tale visione quanti colpi feroci, come l’atroce olocausto ebraico, sono stati assestati e inflitti su stati e popoli. Oggi si avverte una nuova preoccupante fermentazione che possa sprigionare un altro terribile fuoco infernale dalle conseguenze apocalittiche per l’intera umanità.
A questo punto ci poniamo la domanda: si può guarire da tale iattura?
Forse sì. Se dalla lectio magistralis del Coronavirus impariamo a considerare il prossimo, vicino e lontano, in termini esclusivamente di individui legati ad un comune destino esistenziale che come dice J. F. Kennedy:
“Nei cimiteri di guerra non ci sono croci bianche, nere, gialle o di altri colori”.

Postilla Finale
Come antidoto al virus razziale sarebbe auspicabile che nelle bacheche delle nostre locali Istituzioni, scuole, chiese, luoghi pubblici e famiglie, con la sua immensa carica di vis educativa, fossero esposte le parole di armoniosa misericordia dell’infermeria Lorena Pareja Gutierrez in comunione con la nostra cara Chiara Sardi, ora nella beatitudine del respiro cosmico angelico.

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Un commento

  1. “Nei cimiteri di guerra non ci sono croci bianche, nere, gialle o di altri colori”.

    Questa frase intelligente e definita mi accompagnerà in ogni considerazione futura che dovrò affrontare sull’argomento !

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