Clicca qui per leggere il sommario e se vuoi leggere l’edizione di Carta di oggi venerdì 6 marzo, scarica il pdf [625.6 KB]
Editoriale di Anna Pizzo
“Donne sulla strada“
Dire che la data dell’8 marzo suona rituale in modo insopportabile è un’ovvietà. Dire che, soprattutto quest’anno, c’è poco da festeggiare, è una triste realtà. Eppure, mai come ora potrebbe essere il momento di rilanciare e di fare della giornata internazionale delle donne lo spartiacque per un cambio di passo. Il secolo da poco uscito di scena ci consegna una eredità grande e definitiva. Il Novecento è stato il secolo delle donne, quello che ha segnato le tappe della emancipazione e della «liberazione». È stato il secolo del voto e al tempo stesso quello dell’autodeterminazione, il secolo del lavoro e al tempo stesso quello dell’«io sono mia». Il terzo millennio si è aperto sotto tutt’altro segno: quello della crisi economica che per tutti, ma soprattutto per le donne, taglierà, sopprimerà, negherà, cancellerà, distorcerà, annienterà, mortificherà. Gli indizi ci sono già tutti: le donne saranno le prime a essere licenziate e, se precarie, a essere rapidamente liquidate e se disoccupate a essere ignorate. Non ci saranno soldi per gli asili dei bambini né per l’assistenza agli anziani che torneranno a essere un «affare di donne». Non ci sono affari di donne così come non ci saranno luoghi «sicuri» perché l’insicurezza economica genera paure e le paure generano mostri. Può questo scenario apocalittico produrre da sé i propri antidoti? Forse sì, a patto che la crisi economica non si trasformi in devastazione sociale e che la seconda e altrettanto violenta crisi, quella democratica, non dia luogo a un deserto culturale. Un modo per noi donne c’è: continuare a camminare senza però farsi condurre sulla strada, senza via d’uscita, che riporta dentro casa.